Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa

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1. Cosa dice il detto

È chiaro sin dal principio che stiamo enunciando una verità che dovrebbe esse chiara a tutti; si dice che bisogna dire le cose come se si parlasse a n bambino di 3 anni, o alla tua nonna.

Bene la immagine buffa ed inconsueta spiega tuttavia chiaramente a tutti una verità da recepire: ci sono cose più ed altre meno importanti

La prima verità che la panca, inanimata e la capra, che campa o crepa, sono due cose ben differenti; non andrebbero trattate come simili, come se fosse indifferente in che ordine mettiamo la ita, perché altrimenti potremmo trovarci molto male. La capra rappresenta la vita, per quanto disordinata, incomprensibile, da rispettare nella sua libertà; ma la panca serve a sostenere chi vi si voglia appoggiare, in genere sostiene anche più persone, insomma è uno strumento individuale e collettivo. Rappresenta la mente, qualcosa che ci fa comodo, svolge un servizio.

Quindi mettere la capra sotto la panca, come importanza, rischia di fare soffrire il povero animale, per una stupidità di colui che fa la scelta; è evidente che la capra dovrebbe stare sopra, sia perché deve pur campare, sia perché cosi la panca la usiamo per i versi giusto.

Nella analogia di panca mente e capra vita, esiste un altro detto: la mente è una ottima serva e una pessima padrona. Si insiste nuovamente sull’ordine corretto delle cose, su chi deve stare sopra, comandare, e chi deve servire, eseguire, sostenere.

2. Manipolazione da correggere

Per divertirci ancora un po’ di questa buffa cosa di capre e panche dobbiamo anche ammettere che noi di panche magari non c’intendiamo molto; forse dipende anche da quanto è alta la panca, che tradotto significa che si può cercare un adattamento pur di non comprendere davvero la necessitò della inversione, capra sopra e panca sotto; l’adattamento potrebbe alzare la panca, abbassare la capra, insomma una cosa un po’ manipolativa, no?

Mio figlio di pochi anni, interrogato su capre e panche, sbrigativamente ma forse saggiamente ha sentenziato:

“Se la linea della vita è determinata dalla panca, allora se sta sopra vivrebbe, ma è un ragionamento e basta….

mi sembra una delle solite stupidaggini tue, papà, gli stai dando tropo significato. Magari ti trovi a dare troppo significato a cose che non ne hanno. Perché, sai, non esistono cose che non hanno senso, ma neanche cose che ce l’hanno: noi viviamo nel non senso, e devi fartene una ragione, e in un mondo senza senso Dio non esiste.

Poi si vive a tanti livelli: più che “come” stai, si dovrebbe chiedere “dove” stai…”

Ma qui allora ritornava sul punto di partenza, dandomi in fondo anche ragione, o no?

3. Sciogli lingua

Si tratta di uno sciogli lingua; la ripetizione delle sillabe simili induce in errore, che rafforza, raddoppia attira l’errore che si vorrebbe correggere.

L’errore, come accade nel caso dei lapsus e degli atti mancati, potrebbe rivelare come l’inconscio conosca cose che la coscienza ignora, o che forse contrasta, proprio perché comprende la portata della cosa che rifiuta.

Quindi per esempio se noi ci sbagliamo, e diciamo per errore che la capra panca, o la panca crepa, stiamo proprio facendo qual rimescolamento riposizionante che la filastrocca vorrebbe farci considerare.

Ecco quanto è intelligente la lingua che ce lo racconta, lo dice e lo fa.

Nello sciogli lingua, la attenzione del soggetto che si avvicina al detto, che lo vorrebbe percorrere, si trova davanti una specie di percorso ad ostacoli, può mettere il piede in fallo ad ogni passo, cosi è obbliato a usare tutta la sua attenzione nel cammino lungo queste sillabe e queste frasi; il risultato è che difficilmente scorderemo questo detto, sorrideremo contenti ogni volt che qualcuno lo  tirerà fuori, e saremo fieri di dirlo bene, di averlo quindi  messo dentro di noi a dovere, che lo abbiamo proprio fatto nostro, siamo bravi con quel detto,  come dire lo abbiamo  davvero capito.

4. Concentrazione e assorbimento

La ripetizione perfezionativa del detto in fondo è una pratica di concentrazione; se non sembra troppo azzardato, per la semplicità sospetta ed indicativa del testo, viene da avvicinarla ai koan zen, o alle pratiche meditative del Raja yoga: lo stadio dell’assorbimento, una forma di dharana che prelude a dhyana.

Il teatrino che la breve e semplice immagine allestisce per noi, come tute le forme di teatro, sta raccontando con le immagini e una sequenza un processo energetico e coscienziale che altrimenti sarebbe peri più troppo arduo penetrare; si raccontano storie, che parlano di verità più profonde.

Questo teatrino buffo della capra e della panca, come al solito è qualcosa che i bambini comprendono subito divertendosi, mentre gli adulti lo considerano dubbiosi corrucciati, quasi che qualcuno li volesse fregare, avvantaggiarsi se loro perdono la prova e cadono in errore durante la recitazione.

Per la clinica, è interessante ribadire che ciò che viene prima è il benessere della struttura vivente, l’essere, e che la mente deve sottostare a tale benessere e sostenerlo, on divenire una  prigione che non  ti lascia più vivere.  First things first!

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