2. Sfreccetta

Cliccate qui per ascoltare l’audio originale!

poi mentre ascoltate tornate su questa pagina per leggere e vedere le figure

Papà:

-“Adesso facciamo quella lì, che facciamo un po’ per uno?”.

Beatrice:

“Si!”

Papà:

-“Invece di farmi fare solo a me…”.

“Possiamo fare un animaletto?”.

Beatrice:

-“Si!”

Papà:

“Allora…”

… C’era una volta un cavallo … un cavallo un po’ … molto arzillo,

 che si chiamava “Sono Uno Sballo”,

no:  si chiamava … eh … Freccia del Sud,

Freccia, …Freccetta, …si chiamava Sfreccetta.

Sfreccetta, il cavallo fucsia

Perché si chiamava Sfreccetta?

Perché sfrecciava come un fulmine, quando passava davanti alla piscina dove facevano il bagno tutte le paperelle.

Le paperelle dicevano:

-“Ma dove crede di andare quello lì? Chi si crede di essere! Che pensa, che forse è un fulmine?

Guarda come si sta bene in questo stagnetto …

vieni qua cavalluccio… vieni qua  …

stiamo qua, pigliamo il sole, non facciamo niente …”.

-“Ih … non facciamo niente?!!”, disse il cavallo, “non mi interessa proprio … io devo sfrecciare, devo arrivare qua, devo tornare la …”.

-“Emh … ma che ci vai a fare la? Perché torni di qua così in fretta? Perché non ti rilassi un po’…??”.

-“Io sono rilassato, … sono fatto così, se non sfreccio mi viene la muffa sul naso”.

-“Noo! La muffa sul naso, capisco che è molto fastidiosa,

e allora sfreccia pure.

Noi però stiamo molto bene qua.

L’ultima volta che sei passato, non abbiamo  neanche fatto in tempo a vedere di che colore eri per quanto correvi veloce.

Insomma si può sapere di che colore sei?”.

-“Eh si! Sono fucsia”, disse il cavallo.

-“Un cavallo fucsia?! …oh ..  oh  ..oh …”, dissero le papere, che invece erano blu.

-“Ma…”, disse il cavallo, “anche voi siete un po’ strane, che siete bl; le papere sono bianche, di solito …”

-“Eh… beh… si. Veramente però … ah … ci siamo sbagliate quando siamo andati alla COOP a comprare i vestiti, emh … non sapevamo che colore prendere, abbiamo preso un colore a caso e ci hanno dato il colore blu. Quindi, finchè non finisce questo vestito, noi… siamo blu. Però quando siamo nell’acqua ci leviamo il vestitino, e torniamo bianche. E’ solo quando siamo fuori acqua, che siamo blu”, dissero.

E poi tocca a te!

Sfreccetta parla colle papere

Bea

E siccome le paperelle erano così blu, e il cavallo invece era fucsia,

ma…

(Claudio: chi era fucsia? Beatrice: il draghetto … si, va beh! il cavallo!),

il cavallo era fucsia e loro sono…

che… che cosa vogliono fare?

Le paperine vogliono … emh … che il cavallo venga in acqua

(Claudio: viene l’acqua? Beatrice: venga in acqua!).

Papà:

Il cavallo non se lo fece dire due volte. Fece un salto con le zampe di dietro e… arrivò in acqua, con le zampe davanti.

E siccome si era confuso, si ingarbugliò, e stava andando a fondo come un sasso.

Allora le paperelle dissero:

-“Dobbiamo salvarlo!”.

Sfreccetta salvato dalle papere

E quattro di loro, le più forti e le più veloci, presero e si tuffarono con la testa in acqua, le zampe in su, e il culetto tutto che sgambettava per aria.

E andarono a prendere il cavallo sul fondo.

Lo presero con delle alghe bellissime e lunghe, gli tirarono su tutte le zampe, e lo riportarono a riva.

Puff, puff … ,

che non respirava quasi.

Allora lo  portarono al pronto soccorso …

E allora il dottore chiamò subito Fifì, perché non c’era niente da fare (Claudio: era morto?

Beatrice: no. No, no!

Claudio: E che cosa fece Fifì?).

Hanno chiamato Fifì,

che era un po’ indecisa se dargli una botta in testa di qua, o di la.

Mmh… facciamo come mi fa Beatrice, me la da a sinistra, lei, per ragionare un po’ meglio.

Beeng!” E lui si svegliò.

Si può sapere dove sono capitato?”

Sfreccetta all’ospedale con Fifì

-“Boh… non lo so nemmeno io!”, disse Fifì.

-“Amh… tu chi sei? Come ti permetti di saltare sulla mia pancia!”.

-“No niente, sono la formichina. Mi chiamo Fifì”.

-“Che bel nome”.

“Ma insomma…”.

Papà:

-“Sono una formichina, però devi sapere che la mia nonna,

anzi ora che mi ricordo meglio, la nonna della mia nonna,

che si chiamava Sfreccietta,

era cugina di una lontana parente che abitava in America, e che era una cavallina… rosa.

-“Una cavallina rosa?”, disse il cavallo.

-“Aah … anche la mia bisnonna era rosa, vuoi vedere che abbiamo la stessa nonna e siamo cugini?”.

-“Eh!, Può darsi. Ora che ci penso, si chiamava proprio Sfreccietta questa nonna …. era tutta rosa, una cosa speciale; aveva anche vinto il primo premio dei cavalli rosa, perché era l’unica persona che era rosa e ha vinto il primo premio”.

-“Ah … bene”, disse Fifì.

-“Allora possiamo considerarci parenti; se vuoi possiamo anche andare a vivere insieme”.

-“Va bene!”disse il cavallo fucsia,

e si alzarono e partirono insieme, uno sopra la groppa dell’altro.

Bea:

Subito Fifì gli chiese dove abitava …

Il cavallo  gli disse:

-“A destra, poi c’è una curva, vai dritto, e giri a sinistra….

E lì c’è la mia casa!”.

Ok! .

Tatan tatan tatan …  Daran daran daran! …

ed eccoci arrivati a casa …

Casa di Fi

Papà:

La casetta era una casetta fatta di cioccolata, cioccolata fondente!

Mmmh

ma  c’aveva il comignolo di cioccolata al latte, con una fragola sopra,

e le finestre, erano delle banane bucate,

per cui se si voleva mangiare un pochino del pezzo della finestra, si bucava un po’ di più e veniva un po’ più luce.

Poi… c’era il tavolo, fatto con il pan di spagna,

e il frigorifero era pieno di pasticcini.

“Mmmh …”, disse Fifì, “E’ rimasto tutto come l’abbiamo lasciato. Che bello questo paese della cuccagna!”.

-”E tu, abitando in questo posto che ci vai a fare in giro?”.

Bea: ?

Che cosa ci vado a fare in giro?

Niente… cioè voglio dire, vado a  fare la spesa, e poi anche…

oltre che fare la spesa,

vado a comprarmi i vestiti nuovi,  perché c’ho solo quelli estivi.

Senti vuoi vedere la mia cameretta? Magari ci mangiamo dopo anche un po’ di pasticcini , disse Fifì.

Papà:

Entrarono nella cameretta, ma era un po’ buio, perché la luce non c’era, si era rotta la lampadina.

E così fecero un paio di passi nella stanza, senza vedere che era crollato il pavimento. Entrati nella stanza sprofondarono subito di sotto senza pavimento, perché si era sprofondato,

e finirono in cantina in mezzo alla legna da ardere …

e tutta la legna rotolò giù … e gli cascò pure un ciocco in testa, alla fine.

-“Ahi-ahi-ahi!”, disse uno.

-“Ahi-ahi-ahi!”, disse quell’altro.

-“Che botta! Ora come si esce dalla cantina? Dobbiamo fare un tunnel”.

Beatrice

Ma il cavallo non sa fare il tunnel … e, ma allora, come fa a passare il cavallo?

Papà:

gli insegno io, tu fai un buco più grande ….

Beatrice:

Allora:

“Tu fai un buco più grande, io lo faccio più piccolo”.

“Ok”.

Disse il cavallo.

Il cavallo fece una bella bucona … bbb bbb bbb …

Ma incontrarono un tasso, oh oh!

Aaaaah!

Il cavallo eccetera eccetera uscirono fuori.

E poi?

Tasso …

Papà:

Il cavallo disse al tasso:

-“Scusa, eh … ma siccome la galleria tu l’hai già fatta, perché non mi fai passare?”.

-“E’ va bene… ma tu cosa mi dai in cambio?”.

-“E’… ti posso dare mmmh … qualche filo della mia coda”.

-“Oh!,  molto bella questa coda. Va bene, ti do il passaggio”.

E lo condusse per la galleria, finchè uscirono fuori alla luce del sole,

e Fifì dietro, che cercava di approfittare della situazione.

Ma quando uscirono fuori …

non erano più nel loro paese d’origine,

erano finiti in Africa!

E per prima cosa incontrarono subito un elefante.

Bea:

Ma siccome il cavallo c’aveva  qualche cosa d’oro sopra la testa…

fece spuntare un corno, e disse:

-“Tu, elefante non farmi del male. Vai via, o ti faccio vedere io!”.

Lui, zitto zitto, si è spaventato, ed è andato via.

E allora, che cosa successe?

Papà:

Allora successe che l’elefante disse:

-“Mah … che strano tipo, … io stavo qui a brucare l’erba …

comunque, me ne vado, va bene, arrivederci”.

E li lasciò lì soli soletti, in mezzo al deserto dell’Africa.

L’Elefante …

Allora il cavallino fucsia, che era abituato a correre,

con tutto questo cornetto d’oro che adesso gli era spuntato, era proprio bello e luccicava al sole,

e con Fifì in groppa decise di andare ancora più lontano …

e cavalca cavalca,

finito di attraversare il deserto …

si trovarono nel sud Africa, il posto più lontano che c’è,

dove c’era di nuovo l’Oceano…

l’”Oceano Pacifico” si chiama …

Stettero un po’ lì,

si presero un caffè,

presero un po’ di sole,

e poi tornarono a casa con il primo treno.

Fine della storia,

perché io adesso devo guidare …

Post a Comment